Una delle cose che amo di più dell’autunno è il periodo delle première televisive: nuove serie, ancora fresche dell’inchiostro degli sceneggiatori, che si affannano per guadagnarsi la fiducia del loro pubblico. La mia opinione su molte di queste serie era già decisa alla fine dei vari episodi pilota, ma ho deciso di dare loro il beneficio del dubbio e aspettare per vedere quali altri assi avessero nelle maniche.
Essendo un’amante di serie TV, è necessario per me scegliere cosa meriti di essere seguito e cosa non è degno dello stesso privilegio. Ecco dunque le mie prime recensioni di tre novità firmate ABC.
Marvel’s Agents of S.H.I.E.L.D. è senza dubbio un inizio pieno di energia. Questa serie è tutta azione e puro intrattenimento. Phil Coulson, rappresentato dall’attore americano Clark Gregg, è magnetico e ha un sorriso contagioso di cui non ci si può non innamorare. Anche il resto del cast non è niente male, ma la serie non rientra nel mio genere. A volte sembra di guardare un mix tra Fringe e Heroes, con un pizzico di Homeland e C.S.I. Inoltre, la scena finale dell’episodio pilota mi ricorda moltissimo Ritorno al futuro (Back to the Future). L’elemento migliore di questa serie è indubbiamente la rete di crossover di Marvel Cinematic Universe.
Detto questo, Agents of S.H.I.E.L.D. ha un pubblico piuttosto mirato: vedremo se si rivelerà come il suo punto di forza o la sua debolezza.
The Golbergs è probabilmente la serie più deludente di quest’autunno.
Nonostante in teoria sembrasse una buona idea, nei fatti The Goldbergs non è altro che un’altra commedia famigliare. E piuttosto mediocre, oserei dire: un padre chiassoso e una madre indiscreta (che si intromette) con la classica figlia adolescente ed un perfetto idiota come figlio. Nemmeno gli altri due personaggi, il figlio minore e il nonno Pop, sono veramente originali. La serie non è altro che un déjà-vu, solo con colori più vivaci ed un’atmosfera anni ’80.
Sicuramente non regge il confronto con Modern Family e non riesce a sfruttare il fattore anacronistico a suo vantaggio, come l’ormai datato That ’70s Show.
Allora… perché guardarlo?
Sarebbe probabilmente l’unico motivo per cui terrei la tv sintonizzata su ABC durante The Goldbergs: Trophy Wife non è la migliore serie in circolazione, ma sicuramente fa ridere. Nonostante la sceneggiatura sia ancora lontana dal livello di Modern Family (vincitrice di Emmy e Golden Globe e mio standard per le sitcom americane), i personaggi principali sono ben caratterizzati.
Il secondo episodio mi ha colpito molto di più. Non sopporto però la recitazione un po’ troppo patetica di Bailee Madison (già vista nel ruolo di giovane Biancaneve in C’era una volta – Once Upon a Time), nella quale non riesco proprio a vedere tutto questo talento.
Al contrario, Malin Åkerman è semplicemente FANTASTICA!!!
Un’ultima cosa: non lasciatevi scoraggiare dal titolo in apparenza negativo. Lee Eisenberg, produttore esecutivo della serie, ha spiegato: «Abbiamo sempre inteso il titolo in senso ironico».
Che dire di Lucky 7? Credo che ormai non abbia più senso parlarne: è stato uno dei primi show ad essere stroncato. Giustamente, ritengo: i personaggi erano piatti, senza alcun appeal. Ma non ci ho messo molto a capire il vero problema: Lucky 7 era basato su una serie britannica.
Ora, una delle regole sacre della televisione è: se una serie tv ha un origine britannica, allora deve essere guardata nella sua versione originale. Garantisco, dopo non sarete più in grado di guardare un remake. La versione statunitense sopravvive raramente. Lucky 7 ne è la prova.